Jane Spilsbury, la donna che ha trovato le balene in Kenya
Magico Kenya: Whale watching a Watamu
Jane Spilsbury è un’avvocata britannica. Dopo aver sentito storie di avvistamenti di balene in Kenya nelle acque davanti alla città di Watamu si è messa sulle loro tracce per provarne l’esistenza.
Fino a qualche tempo fa sia gli abitanti locali sia i viaggiatori non avevano la minima idea che questi grandi mammiferi abitassero e migrassero attraverso le acque del Kenya. Il Kenya è conosciuto soprattutto per i safari sulla terraferma, mentre la vita marina era considerata materia per i soli pescatori.
Grazie all’attività di questa ex avvocata di Londra, il paese può ora contare sulla fiorente industria del turismo marino.
Il turismo marino
Sempre più turisti chiedono ora di soggiornare a Watamu, a 140 chilometri a nord di Mombasa, espressamente per osservare lo spettacolo della migrazione delle megattere.
Il tutto ha avuto inizio circa 10 anni fa quando Jane ha cominciato sentire parlare i pescatori di Watamu di avvistamenti di delfini e balene. La Spilsbury vive a Watamu con il marito Steve, biologo marino, il quale lavora presso il Watamu Marine National Park and Reserve, una delle più importanti riserve marine del Kenya. La spiaggia della città è infatti un approdo importante per le tartarughe marine in via di estinzione che vengono qui a nidificare.
Nel 2007 gli Spilsburys hanno inoltre contribuito a fondare la Watamu Marine Association favorendo la collaborazione tra hotel, pescatori locali, subacquei e altri enti pubblici. L’obiettivo era quello di semplificare i canali di comunicazione e il lavoro di conservazione. A questo punto però la coppia si è resa conto che sempre più persone li interpellavano per avere informazioni circa la vita marina del Paese.
“La gente ci chiedeva notizie sulla situazione di balene e delfini in Kenya. Noi non ne sapevamo nulla perché i costi della ricerca sui mammiferi erano troppo elevati”, spiega Jane Spilsbury.
La scoperta casuale
Fu intervistando alcuni operatori che portavano i turisti in barca a fare snorkeling che avvenne la conferma degli avvistamenti di delfini.
“Sembrava assurdo che nessuno nulla sapesse dell’esistenza di delfini o balene nelle acque keniane” dice la Spilsbury in una intervista alla CNN. “La cosa sconcertante è che non ne sapeva niente neanche il Kenya Wildlife Service.”
Sarebbe bastato però semplicemente chiedere ai pescatori al bar per sentirsi rispondere: ‘Certo, vediamo megattere da 30 anni. ‘” ribadisce Jane.
A questo punto, determinati a dimostrare l’esistenza delle creature più imponente degli oceani, la coppia decide di trascorre sei mesi a bordo di pescherecci locali e raccogliere e documentare le prove armati di carta e macchina fotografica.
Gli “scienziati cittadini”
In qualità di “scienziati cittadini”, così amano definirsi, iniziano a battere le acque alla ricerca dei grandi mammiferi e a costruire un database degli avvistamenti.
Nel 2018 riescono così a segnalare 197 megattere.
“Non sapevamo davvero cosa stessimo facendo,” ammette Spilsbury. “Non eravamo scienziati, ma ognuno di noi aveva proprie capacità.”
Un viaggio di oltre 4000 chilometri
Dapprima c’è la grande sorpresa di una nutrita popolazione di delfini indo-pacifici e poi finalmente gli avvistamenti delle megattere.
Con il passare del tempo, riescono ad identificare le balene in transito nelle acque del Kenya per la migrazione annuale che avviene tra luglio e settembre, che le porta dall’Antartide alla Somalia per la riproduzione. Circa 4000 km di viaggio!
Whale watching
Sui manifesti turistici sui cui un tempo campeggiavano le spiagge bianche incontaminate e le acque cristalline del Kenya, oggi compaiono anche le immagini delle megattere che saltano fuori dall’acqua.
Per poter incoraggiare la gente locale a raccogliere regolarmente le informazioni sugli avvistamenti e gli spiaggiamenti dei mammiferi marini è stato creato un gruppo Whatsapp. Il gruppo, che ora conta 100 membri, ha riportato un totale di 1.511 avvistamenti. La Spilsbury e il suo team hanno finora documentato almeno 24 specie di balene e delfini in zona.
Michael Mwang’Mbe, il giovane ambientalista
Nel 2014, al team si è aggiunto Michael Mwang’Mbe, un giovane “scienziato cittadino” autodidatta di Taita del sud-est del Kenya.
Mwang’Mbe non aveva nessuna formazione scientifica, ma era da sempre animato dalla grande passione di lavorare in un team di ricerca ambientalista e alla preservazione delle tartarughe marine. Ha fatto di tutto pur di essere accolto nel team.
“Ricordo la prima volta che ho visto i delfini … Non riesco ancora a spiegare l’emozione che ho provato allora“, dice Micheal. ” Mentre quando ho visto le balene sono rimasto un po’ deluso, perché a scuola ci avevano insegnato che erano animali enormi, feroci e pericolosi“.
Mwang’Mbe ha avuto problemi con la gente del suo villaggio che non voleva credere alla sua esperienza a Watamu.
“Nessuno mi credeva, neppure mostrando le foto“, dice sorridendo. “Mi hanno accusato di averle scaricate da internet.”
Da quel momento però la vita di Michael è completamente cambiata e ha cominciato a collaborare per educare la popolazione locale.
“La gente mi chiedeva se le balene mangiano o attaccano le persone. Sapevo che questa sarebbe stata la mia prossima sfida: educare la gente del posto.”
La collaborazione con la popolazione locale
Mwang’Mbe ha iniziato a lavorare con i pescatori locali e ad insegnare loro come trasformare l’osservazione di balene e delfini in potenziali fonti di reddito con il turismo.
Tra il 2016 e il 2018, i pescatori sono stati dotati di telecamere ed è stato loro chiesto di documentare gli eventuali avvistamenti di balene mentre erano in mare per aiutare le ricerche del team.
La comunità, inizialmente molto diffidente, ha cominciato a cooperare e a segnalare la presenza dei grandi cetacei.
Anche gli hotel locali hanno cominciato ad attrezzarsi, mettendo a disposizioni dei turisti le barche per fare whale watching.
Watamu come meta turistica del whale watching
Nel corso degli anni, il turismo e la ricerca sono cresciuti di pari passo. I turisti sia internazionali sia nazionali hanno cominciato a scegliere Watamu proprio per le megattere. Il Kenya Tourism Board ha scelto di promuovere il periodo puntando sul marketing del “Twin Migration — Whales to Wildebeest”, in quanto le migrazioni in terra e in mare si verificano nello stesso periodo dell’anno.
I mesi in cui c’è la migrazione in terra sono tipicamente periodi di bassa stagione per la costa, anche perché i venti portano alghe maleodorante sulle spiagge incontaminate. Ora, grazie al whale watching, anche la costa sta rivivendo una nuova vita.
Turismo e Covid-19
Al momento in cui scriviamo, secondo i dati forniti dal Governo del Kenya, su una popolazione di poco meno di 50 milioni, i casi segnalati sono circa 100.000 casi di Covid-19 con circa 1.600 morti.
Nonostante i casi relativamente bassi di coronavirus, il turismo internazionale è pressoché sparito, ma è stato sostituito in qualche modo da quello interno.
Secondo Melinda Rees, direttore generale dell’Hotel Hemingways Watamu, la pandemia ha “costretto i keniani ad esplorare il loro paese e ad accorgersi di quanto sia incredibilmente bello. Prima i keniani non sapevano quasi dove fosse Watamu“.
Prima del covid e del whale watching, nel periodo di bassa stagione, l’hotel presentava una occupazione delle camere del 20%, mentre a settembre 2020 i livelli hanno raggiunto l’80-100%, con prenotazioni quasi esclusivamente provenienti da turisti nazionali.
Se l’avvento del turismo interno è incoraggiante, per la Spilsbury la missione continua ad essere la ricerca e la preservazione dell’ambiente marino, per il quale c’è ancora moltissimo da fare.
Non appena si potrà tornare a viaggiare, Life is Passion vi aspetta a Watamu a gioire dei grandi salti delle balene e dei delfini.