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ESPLORAZIONE A VELA DEI PRATI D’OLANDA

Autore: Alessandro Mazzetti
Olanda non vuole dire solo bicicletta e tulipani. Olanda vuol dire anche vela!

Era novembre quando gli telefonai, volevo chiedergli di collaborare con il Quadrante Lombardo della Associazione Velica AIVA-CVC per organizzare una flottiglia in Olanda. Giancarlo mi fece subito la domanda più ovvia: “che motivo c’è per andare a navigare fin lassù?”.

I motivi erano due: navigare in un luogo diverso dal solito e navigare su una barca diversa dal solito. Gli raccontai che in Olanda noleggiano barche a vela veramente particolari, fra cui il modello “Wanderer 40” progettato nel 2015 dall’architetto olandese Martin Bekebrede.

È una barca dal look “retrò”, ma altamente tecnologica, con deriva retrattile, timone a comando idraulico ed elica trasversale sia a prua che a poppa con comando a joystick. Curioso anche il tavolo da carteggio, con doppia seduta e doppio tavolino (rivelatosi comodissimo!). Affare fatto, prendemmo in locazione due barche uguali con imbarco in porti diversi, ma siamo riusciti a congiungere la flottiglia fin dalla prima serata, prenotando un ormeggio sotto allo spettacolare Castello di Medemblik.

Dov’è la cabina di poppa?

Dal catalogo non lo si capiva. Eppure la società di noleggio la dava per 8 persone… c’era la classica cabina a prua col letto triangolare e una cabina di murata coi letti a castello. Mi aspettavo una cabina a poppa e invece niente, solo gavoni. Il mistero è stato svelato quando abbiamo scoperto che il quadrato era allo stesso livello del pozzetto e le scale per scendere erano dopo il tavolo. In pratica c’era una cabina matrimoniale sotto al tavolo.

Mai vista una barca con il quadrato a due piani!


La Compagnia Olandese delle Indie Orientali.

I Paesi Bassi hanno una tradizione marinara ultracentenaria ed oggi ci sono oltre mezzo milione di barche nei numerosissimi porti del mare interno olandese, patrimonio mondiale dell’UNESCO. La presenza dei mulini a vento è una garanzia: in Olanda il vento non manca mai!
La navigazione nel Markermeer ed IJsselmeer (si pronuncia Eiselmer) è caratterizzata da chiuse, canali, ponti levatoi e bassi fondali. Salpati da Medemblik, abbiamo fatto rotta verso Enkhuizen, che fu una delle città più ricche dell’Olanda nel XVII secolo, dove abitavano i comandanti dell’Antica Compagnia Olandese delle Indie Orientali. Siamo quindi approdati a Hoorn, paese di naviganti che diedero il nome al famoso Capo Horn in Terra del Fuoco.

Nei porti Olandesi, come in tutti quelli del Nord, non esistono trappe e non si usa ormeggiare con la poppa alla banchina. Le barche sono sempre ormeggiate con la prua alla banchina per un motivo non tecnico ma sociale: loro gradiscono la privacy quando stanno in pozzetto. La mancanza della trappa ha invece una motivazione tecnica: quando sale la marea la prua rischierebbe di essere “tirata in basso” dalla trappa. Quindi i porti olandesi sono spesso strutturati con pontili galleggianti e con briccole. Il bello della briccola è che devi prenderla al volo mentre la barca entra, con un gesto tipo lazo dei cowboy.

L’approdo ad Amsterdam.

Finalmente la perturbazione è passata, spunta il sole e svela un cielo blu scuro come quello di montagna. Siamo a Volendam (si pronuncia Folendam), fondata nel 1357, meta prediletta dai pittori del XIX secolo. Proseguiamo la nostra rotta verso Marken, antico villaggio di pescatori, con un porticciolo al posto della piazza centrale.

La navigazione prosegue fino all’approdo nella capitale dell’Olanda. Amsterdam non ha bisogno di presentazioni perché è risaputo che è una delle più belle e vivaci città d’Europa. Ci fermiamo una notte al Marina Aeolus, prendiamo le biciclette e pedaliamo fra i canali del centro come veri turisti armati di fotocamere.

L’ormeggio davanti al castello.

La navigazione nel mare antistante ad Amsterdam è difficoltosa, perché ci sono alghe semi-affioranti, quindi bisogna rispettare i canali appositamente scavati, dove c’è un gran traffico di chiatte mercantili. Sono chiatte lunghissime e basse, appositamente progettate per passare sotto ai ponti; curiosamente ogni chiatta ha a poppa un’automobile, probabilmente la macchina del padroncino. Procediamo quindi per il canale principale e poi deviamo per raggiungere Muiden, un paese genuino dove il “Harbour Master” ci fa ormeggiare proprio davanti allo spettacolare castello costruito nel 1285, oggi dotato di pontili per poterlo visitare arrivandoci in barca.

Mulini a vento di ieri e di oggi.

Anche oggi, come tutti i giorni della settimana, il vento è 15-20 nodi da sud-ovest, non è un Libeccio per il semplice motivo che a sud-ovest dell’Olanda non c’è la Libia ma il Belgio. Issiamo dunque randa, yankee e trinchetta e ci dirigiamo spediti verso la costa orientale dell’IJsselmeer. Sulla carta nautica vediamo un ampio rettangolo indicato come zona vietata alla navigazione, ed avvicinandoci capiamo il perché: è un immenso parco eolico con centinaia di generatori a pala piantati in mezzo al mare. Ci dà un gran senso di piacere pensare che quello spettacolo apparentemente sgradevole fa risparmiare tonnellate di sporco petrolio.

Ma oltre ai mulini a vento moderni, la nostra rotta prevedeva di transitare nelle vicinanze di qualche mulino a vento storico per fare qualche foto ricordo iconografica dell’Olanda. Ammainiamo dunque la randa e con solo fiocco ci inoltriamo fra i canali che portano a Sloten, pittoresco paesino dominato da un maestoso mulino del XVII secolo: ormeggiamo, visitiamo e beviamo una birra …pardon caffelatte (è stata l’unica flottiglia nella storia dell’umanità in cui entrambi gli skipper preferivano il caffelatte alla birra!)


Il più basso dei Paesi Bassi: la Frisia.

Fin qui era stato uno scherzo, ma ora la navigazione si fa dura. Non nel senso che ci sia il mare grosso, nemmeno nel senso che il vento sia forte. Qui la navigazione si fa dura perché… navighiamo sulla terra! La Frisia è la regione a nord-est dei Paesi Bassi dove la terra è stata strappata al mare pompando l’acqua fuori dalla diga. Nel 1920 a Lemmer è stata realizzata la più grande pompa del mondo, una stazione di pompaggio a vapore tuttora in funzione e oggi patrimonio UNESCO dell’umanità. In Frisia, oltre a campi, città e strade, ci sono numerosi laghi collegati fra di loro da canali navigabili che formano una rete di collegamento anche col mare. Solleviamo la deriva basculante della nostre barche e ci avventuriamo. Non è il caso di navigare a motore, nei canali si può benissimo navigare a vela (nei limiti della deriva ridotta). La navigazione è poetica, soprattutto per l’odore di cacca di mucca che ci pervade e ci dà un retrogusto di montagna.

La navigazione procede silenziosa e tranquilla con centinaia di barche in fila indiana nei canali, in lontananza c’è una regata di derive, dietro all’isoletta sul lago si cela un porticciolo naturale col prato al posto della banchina. Alla fine della nostra navigazione guardiamo la nostra rotta tracciata sul GPS e rimaniamo attoniti: la nostra traccia misura 145 miglia di cui 120 sul mare e 25 sulla terra!

Un capovolgimento di concetti.

Da che mondo è mondo i ponti sono una cosa in cui le barche passano sotto e la macchine sopra. Ma in Olanda non è così!

Ci sono ponti in cui le barche passano sopra e le macchine sotto.
Sono ponti correttamente indicati sulle carte nautiche olandesi come “aqueduct”. Noi stavamo facendo una farfalla coi fiocchi quando abbiamo passato l’acquedotto (nel senso che eravamo a secco di randa e con yankee e trinchetta a farfalla).


Quanto costa passare una chiusa?

Ce lo domandavamo tutti… nel dubbio avevamo messo in cassa comune un po’ più del normale. All’inizio abbiamo sbagliato l’ingresso e siamo finiti in una chiusa chiusa (scusate il gioco di parole), poi ci siamo fatti furbi ed abbiamo seguito un’altra barca che procedeva disinvolta ormeggiando ad un pontile in mezzo al mare: era la banchina di attesa del semaforo verde. Dopo pochi minuti si apre lo sbarramento e si alza il ponte; al verde le barche entrano. Rimaniamo allertati aspettandoci di dover adeguare l’ormeggio alla salita dell’acqua e invece manco ce ne siamo accorti. Il dislivello fra il Mar IJsselmeer ed il Markermeer è di soli 10-20 centimetri, ma è necessaria un’imponente chiusa per evitare l’inondazione di Amsterdam. Dopo pochi minuti usciamo dalla chiusa ed issiamo di nuovo la randa. Tutte le chiuse in Olanda sono gratis! L’unica volta che abbiamo dovuto versare un obolo era nella chiusa davanti al mulino storico: ben 2 euro, da versare in un grazioso zoccolo di legno appeso in banchina.

E quindi?

Quindi esperienza positiva e coinvolgente. Navigare in un mare diverso dal Mediterraneo ci fa tornare arricchiti di nuove sensazioni. Nel 2020 continueremo con la formula “Esplorazioni a Vela” con l’Associazione AIVA-CVC e navigheremo in altre due destinazioni spettacolari: l’Irlanda ed il Canada.

Alessandro Mazzetti

Alessandro Mazzetti è uno skipper di lunga esperienza, istruttore per varie scuole di vela, appassionato inventore della formula “Esplorazioni a Vela”. Ha solcato i mari più strani e misteriosi, conducendo con successo varie flottiglie in Norvegia, Scozia, Fær Øer, Mar Nero, Mar Baltico, Azzorre, Cantabria, Bretagna, Galizia, Copenaghen, Stoccolma, Lisbona, etc. Attualmente è il responsabile delle Esplorazioni a Vela dell’Associazione velica “Quadrante Lombardo AIVA-CVC”.

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