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Ricordi di viaggio: quando in volo mi diedero un ventaglio come aria condizionata

Qualche giorno fa su FB un amico ha postato un aereo fake con le ali riparate con il nastro adesivo americano. La foto mi ha richiamato alla memoria un viaggio rocambolesco e memorabile che feci in Cina a metà degli anni ’80.
L’aeroporto era forse Nanchino, ma non ci giurerei.
L’allora fatiscente terminal dei voli domestici era a metà tra un girone dell’inferno dantesco e il bar di Guerre stellari.
Un ammasso di persone e masserizie occupava ogni singolo centimetro quadrato. L’aria era irrespirabile e il frastuono assordante. Guardando fuori da una delle finestrate mi accorsi che gli aerei decollavano in ordine sparso seguendo rotte contrapposte in un illogico disegno.
I pochi annunci all’altoparlante erano in cinese. Il tabellone elettronico consisteva in una grande lavagna di ardesia e le informazioni erano scritte con il gesso. Ogni tanto un addetto, vestito in uniforme militare malconcia, cancellava e sovrascriveva in cinese destinazioni, orari e ritardi.
La mia guida nazionale, verosimilmente una spia, parlava italiano come un libro stampato, ma si guardava bene dall’aiutarmi da infingardo quale era.
Dopo ore, immersa in questo caos cosmico, cercai di ottenere da sola le informazioni andando all’ufficio della Civil Aviation, che avevo individuato essendo l’unico cartello in lingua inglese.
Aprendo quella porta entrai in un altro spazio e dimensione. Coloro che avrebbero dovuto occuparsi della nostra sicurezza aerea erano una masnada di militari svaccati per terra, che sorbivano rumorosamente delle zuppe in cui galleggiava di tutto, avvolti da una cortina di fumo di sigaretta.
Cercai di farmi capire parlando in inglese. Mi berciarono contro tutti contemporaneamente in cinese, non capendo una sola sillaba, richiusi la porta mandandoli mentalmente sulla beata.
Finalmente, dopo molte ore, venne il nostro turno. Ci accompagnarono a piedi all’aereo.
L’aereo era più o meno come quello della foto, ma senza scotch!
Alla base della scaletta ci venne consegnato un ventaglio.
Non era un omaggio. A bordo non c’era l’aria condizionata. Non so dire quanti gradi ci fossero, ma credo che fossimo prossimi alla fusione!
Il comandante e il primo ufficiale erano due militari. Anche loro indossavano uniformi sdrucite che tenevano sbottonate come tutti gli altri. Vennero a darci una occhiata, forse per vedere se valesse la pena di farci arrivare vivi. L’hostess era invece vestita con un bellissimo vestito tradizionale in stridente contrasto con tutto il resto.
Il volo fu impeccabile. Il decollo e l’atterraggio furono in stile marziale. Decollo a razzo-missile e atterraggio in picchiata. Tra il caldo e il terrore, tutti sventolavano i ventagli come pazzi.
All’arrivo la hostess cercò di riprendersi “l’aria condizionata”.
Facendo finta di non capire mi inguattai il ventaglio. Ce l’ho ancora.
Non ho purtroppo la documentazione fotografica dell’aeroporto e del volo perché all’epoca era più che severamente vietato fotografare obiettivi militari. Si finiva in galera senza passare dal via.

Foto credits: foto presa dal web

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