Racconti di viaggio

RICORDI DI VIAGGIO: In Egitto diventai la Principessa del Nilo

Ultimamente mi affiorano molti ricordi di quando facevo la tour leader da giovane. Avevo rimosso molte storie e aneddoti.
Oggi mi è tornata in mente la prima volta che accompagnai un gruppo in Egitto. Avrò avuto 25 circa. Era il classico tour e prevedeva la visita della città del Cairo e la Crociera sul Nilo.
Per poter svolgere al meglio il mio lavoro, prima di partire, avevo studiato dettagliatamente l’itinerario, la storia dell’Antico Egitto, usi e costumi antichi e moderni.
Incontrai il mio gruppo in aeroporto. Era formato da una quindicina di persone. Con loro fu subito feeling.

A bordo dell’aereo feci immediatamente amicizia con i piloti dell’Egypt Air che mi invitarono in cabina durante il volo e da lì mi gustai l’atterraggio sul Cairo.
Ricordo benissimo l’atterraggio su questa città gigantesca, che non finiva mai, Giza, le Piramidi, la Sfinge in lontananza e in sottofondo il sistema di pilotaggio che scandiva in inglese i metri di approccio alla pista, fino poi toccare terra.

Questa non fu né la prima volta né l’ultima volta che volai in cabina. Allora non c’erano per fortuna tutti i problemi di sicurezza che ci sono oggigiorno.

All’arrivo in aeroporto ci accolse la nostra guida locale. M. era un ragazzo egiziano che parlava italiano in modo perfetto, addirittura ampolloso. Ci scortò in pullman fino in hotel e ci disse che sarebbe stato la nostra guida per tutto il giro che durava una decina di giorni circa.
Nei giorni successivi visitammo la città in lungo e in largo, i musei, i siti archeologici più importanti, ovviamente le Piramidi.
M. faceva sfoggio del suo italiano forbito, andando a cercare anche termini desueti. Il suo modo di porsi era piuttosto supponente per non dire irritante.
Il quarto giorno volammo a Luxor per imbarcarci sulla nave e discendere da Aswan verso il Cairo.
Ed è qui che viene il bello!

La nave era stupenda, ma come scoprii la sera era in overbooking …
Ero lì beata nella mia elegante cabina, quando sentii bussare. Aprendo mi ritrovai davanti il nostro amico egiziano con la valigetta in una mano e lo spazzolino nell’altra.
“Non ho la cabina e devo dormire qui con te”.
“Tu sei fuori di senno. Tu qui non dormi”
“E’ consuetudine”, mi disse.
“Ah si? E’ che consuetudine é, del Basso o dell’Alto Egitto? Aspetta un attimo qui fuori”
Mi asserragliai in camera e dal telefono feci una tale piazzata alla reception che si srotolarono anche le bende di Hatshepsut nei sonni eterni.
Dissi che non me ne fregava niente se il tipo non aveva la camera e che per me poteva dormire sul ponte al caldo, o sui divani del ristorante o con il resto dell’equipaggio.
Non gli aprii più e lo lasciai fuori tutta la notte. Lui miagolò le sue ragioni, grattò sulla porta per un po’ e alla fine si arrese. Sentii ridere il resto dell’equipaggio nei corridoi. Dove abbia dormito non so.
L’indomani mattina, il personale di bordo mi guardò con rispetto da un lato e sogghignando dell’altro.
Non ricordo assolutamente il motivo, ma il capitano della nave decise che M. non poteva pernottare a bordo. Poteva farci da guida durante il giorno, ma alla sera doveva sbarcare. Così, per tutto il tour, M. si ritrovò a rincorrere la nave con il taxi per raggiungerci alla tappa successiva.
L’equipaggio ridacchiava. Lui mi odiava. Io facevo l’indifferente.

Tra i piloti della Sunboat III, yacht da crociera di lusso, quando ero già la principessa del Nilo.

Ormai era però guerra aperta fra noi. Un giorno, mentre M. stava raccontando non so cosa sull’esondazione del Nilo, pronunciò l’aggettivo “calamitoso” che per sua disgrazia catturò la mia attenzione. Ebbi un lampo di genio e decisi di sferrare il colpo finale. Mi avvicinai e gli dissi che questa parola non esisteva nella lingua italiana. Lui spalancò gli occhi incredulo e disse: “Io l’ho letta e studiata all’Università”
“No, no… non esiste proprio. Io sono italiana e ti dico che non esiste”.
Poiché era impossibile reperire un dizionario e all’epoca internet era ancora nel mondo dei sogni, andammo avanti per i restanti giorni di crociera a litigare sull’esistenza del termine “calamitoso”. A questo punto anche gli altri del gruppo mi diedero manforte per mero spirito di corpo.
Effettivamente per lui fu “calamitoso” incontrarmi.

Anni dopo, quando fondai la mia società di organizzazione eventi, lavorai frequentemente in Egitto. Per me l’Egitto rimane uno dei Paesi più belli e interessanti. Sono particolarmente affezionata a questa terra, alla sua gente, alla sua ricca cultura e storia millenaria.
Per la mia passione verso questo Paese meraviglioso mi guadagnai il soprannome di “Principessa del Nilo”. Me lo diede Osama Bissar, il più bravo corrispondente egiziano, un professionista di grande levatura e uomo di straordinaria cultura, con cui sono in amicizia da decenni.

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