Motori

La passione riporta in vita il marchio torinese Testadoro

E’ una storia di passione e di tanto impegno quella di Dario Pasqualini, artista di Cumiana, che ha rilevato il marchio Testadoro, casa costruttrice di automobili attiva a Torino dal 1946 al 1949, quando le vetture venivano realizzate nelle botteghe, sotto le sapienti mani degli artigiani, veri e propri artisti delle quattro ruote. Boite, battilastra e modelli in clay realizzati a mano erano gli elementi  caratterizzanti di quell’epoca in cui le automobili erano autentiche opere d’arte. Elementi che nel mondo frenetico e altamente tecnologico attuale sono praticamente scomparsi, vivendo soltanto nella mente di pochi appassionati, come Dario Pasqualini, che ha riportato in vita il prestigioso marchio dopo 70 anni.

La passione riporta in vita il marchio torinese Testadoro
La nascita di Testadoro

Il nome Testadoro, coniato in conseguenza del caratteristico colore della testata per motori, fusa originariamente in bronzo, è stato utilizzato per la prima volta su una speciale testata (originariamente Fiat 508 “Balilla”) progettata dall’ingegnere Arnaldo Roselli alla fine degli anni ’30 del Novecento. 

In seguito all’incontro con l’imprenditore torinese Giorgio Giusti, la testata venne prodotta anche per la più popolare Fiat 500 detta “Topolino”.  Il prodotto ebbe così una maggiore diffusione del prodotto e garantì ai possessori della vendutissima utilitaria torinese un aumento della potenza, unito, secondo la pubblicità dell’epoca, ad una diminuzione dei consumi. Giusti, appassionato di auto da corsa, pensò poi di pubblicizzare questo componente meccanico, costruendolo e portandolo  in pista a bordo delle vetture da competizione.

La passione riporta in vita il marchio torinese Testadoro
La storia delle automobili Testadoro

Nella sua breve carriera di azienda costruttrice, la cui ragione sociale era “Casa dell’Auto” di Giorgio Giusti, con sede a Torino, vennero prodotte nove vetture da corsa con il marchio Testadoro. Automobili come la Sport, la Drin-Drin, la Marinella e la Daniela,  che presero parte alle più importanti gare dell’epoca, dapprima come semplici derivate della Fiat 500 Topolino,  e poi come risultato di completa progettazione e costruzione Testadoro, inclusi nuovi motori prodotti internamente.

La massima espressione dello sviluppo della “Casa dell’Auto” fu la Testadoro Daniela, dotata del motore da 742cc accreditato di 45 CV a 6.500 giri/min. La Daniela rappresentò l’apice tecnologico del tempo per la classe fino a 750cc con il suo nuovo e potente propulsore e il telaio tubolare prodotto dalla Gilco di Gilberto Colombo. A disegnare la carrozzeria fu Zagato, che riprese le attività della propria carrozzeria dopo i dissesti causati dalla Seconda Guerra Mondiale. E fu proprio Elio Zagato il pilota ufficiale della “Squadra Testadoro”, insieme ad altri nomi illustri come Nuccio Bertone, Gino Valenzano, Ugo Puma, Aquilino Branca e lo stesso Giusti.

La fine

Giorgio Giusti chiuse Testadoro nel 1949, dopo la tragica morte del suo socio Arnaldo Roselli, avvenuta in un incidente automobilistico. Le corse erano diventate troppo pericolose e Giusti fu richiamato agli affetti dalla moglie e alle aziende di famiglia dal padre. Socio fondatore del Racing Club 19, esclusivo circolo di appassionati di corse torinesi, ne fu presidente e animatore fino agli anni ’50. Successivamente Giusti diventò un pittore di fama internazionale, con diverse esposizioni e mostre personali in Italia e USA.

La passione riporta in vita il marchio torinese Testadoro
La resurrezione

Il marchio è rimasto inattivo per quasi 70 anni, fino  a quando nel 2017 da Dario Pasqualini scoprì la sua affascinante storia durante una ricerca sulla tradizione torinese nel campo della carrozzeria artigianale e del design applicato all’automobile. Fu amore a prima vista, tanto da decidere  di avviare le pratiche per l’acquisizione per riportare in vita la mitica arte da boita torinese.

Nel 2019  il marchio Testadoro fui rilevato e registrato, dando così ufficialmente il via alla rinascita.

La Barchetta 1951, prima opera della nuova Testadoro

La prima auto realizzata dalla rinata Testadoro a firma Pasqualini fu costruita durante la pandemia nel buio di una officina di battilastra (boita) alle porte di Torino. In occasione del 75° anniversario della fondazione del marchio Testadoro, Pasqualini ha deciso di terminare un progetto lasciato incompiuto dal 1951: una barchetta progettata per la classe 1100 Sport Internazionale, dotata di un motore originale Fiat 1100 B profondamente modificato secondo le specifiche Testadoro.

Una vettura caratterizzata da una carrozzeria estremante bassa, filante e aerodinamica, unita ad un telaio composto da una base con longheroni in tubi di robusta sezione in acciaio al Cromo-Molibdeno e da una porzione superiore in tubi di minor sezione, atta a garantire rigidità longitudinali e trasversali senza pari per l’epoca. Il passo generoso (2.400 mm), inoltre, garantisce alla vettura l’aspetto di una barchetta di classe ben superiore.

Sebbene fosse giunto fino al livello di definizione finale, il progetto si arenò a causa del ritiro di Giusti dal mondo dell’auto. Pasqualini ha deciso di completare finalmente la costruzione della vettura con il supporto dello specialista dei telai tubolari, Martino Colombo di Milano, cugino del celebre Gilberto che progettò e costruì i telai per le Testadoro degli anni ‘40.

La realizzazione

Pasqualini si è occupato della progettazione esecutiva, del disegno della carrozzeria e della realizzazione del mascherone in legno per la successiva battitura della pelle in alluminio, mentre la creazione della carrozzeria è stata affidata alla Martelleria Giacometto di Cumiana (TO). Il telaio è stato costruito da uno specialista in un’altra boita di Cumiana, coerentemente ai disegni originali nella sua parte superiore con tubi di produzione Trafiltubi, azienda fondata da Gilberto Colombo.

Anche la parte meccanica è stata anch’essa sottoposta a completa revisione, con particolare riferimento al motore “In mancanza di una testata Testadoro per Fiat 1100, non disponibile sul mercato – recita la nota ufficiale – per il motore è stato deciso di procedere ad una profonda revisione dell’unità Fiat di partenza mantenendo, però, l’albero a camme nel basamento e la distribuzione ad aste e bilancieri. Sono state disegnate e realizzate una nuova coppa dell’olio maggiorata e un coperchio valvole su disegno esclusivo Testadoro in alluminio. Purtroppo, a causa della scoperta di due crepe nel basamento originario durante le prove al banco, è stato necessario sostituire il monoblocco con un Fiat 1100 103R”.

Il risultato è la “Testadoro Barchetta 1951”, che è un omaggio allo spirito delle vetture Sport prodotte a cavallo degli anni ’50 e, soprattutto, ai loro creatori. Un nuovo modello basato su un progetto esistente, che riporta in auge la storia motoristica artigianale torinese, capace ancora oggi di realizzare vetture Sport nello stesso spirito dell’epoca, attraverso la maestria di ogni singolo professionista. Il debutto in società della creatura Testadoro è avvenuto alla 26° edizione della Vernasca Silver Flag, dove Dario Pasqualini è stato accompagnato alla guida dall’ex pilota Juergen Barth.

La passione riporta in vita il marchio torinese Testadoro
Da appassionato a costruttore

Dario Pasqualini è nato a Rivoli (TO) nel 1971 ed è cresciuto a pochi passi dagli stabilimenti Fiat di Rivalta. Ha frequentato il Liceo Artistico Renato Cottini a Mirafiori nella seconda metà degli anni ’80 e poi ha iniziato gli studi di Architettura, abbandonandoli dopo il terzo anno per dedicarsi alla carriera professionale nel campo del controllo e assicurazione qualità su prodotti siderurgici, ispezioni e collaudi. In tale veste ha, tra gli altri ruoli, ricoperto la funzione di esperto tecnico di parte civile (Bandini automobili) in un processo contro falsificatori di auto d’epoca, che ha portato alla condanna di questi ultimi. 

Appassionato di automobilismo torinese, si è interessato agli strumenti e ai metodi utilizzati negli anni ‘50 e ‘60 per la definizione dello stile e la realizzazione delle vetture che hanno reso celebre le grandi carrozzerie subalpine. 

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